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Vai dal Barbieri: L’insospettabile abbondanza degli idrocarburi

Energy & Utilities Materie prime Travel & Transportation

Dopo una conversazione interessante con un amico, ingegnere civile che costruisce pipeline a livello globale, ho approfondito alcune dinamiche del mondo del petrolio.

Attualmente, l'attenzione è catalizzata dall'impennata dei principali indici di riferimento globali; tuttavia, è necessario inquadrare questa performance nel tempo e nel contesto globale in cui si manifesta. Una volta considerati gli effetti inflazionistici, il valore reale del petrolio è attualmente a un livello basso rispetto ai valori del passato. Di fatto, esprimendolo in once d'oro, misura necessaria per correggere la valutazione della materia prima dalle fluttuazioni della valuta in cui è prezzato, il petrolio si trova oggi nei quartili più bassi rispetto al passato, testimoniando un generale equilibrio in questo mercato, senza particolari segnali di un cambiamento sostanziale dell'offerta in prossimità. Nonostante questo, l'insieme di shock su tutta la supply chain, determinato dai conflitti, il riemergere delle preoccupazioni sul possibile declino della produzione marginale derivante dalle teorie di Hubbert, e un generale catastrofismo su questa industria, stanno alimentando le preoccupazioni sulla futura offerta del materiale e sulla sua generale accessibilità.

Problemi di valutazione del mercato petrolifero

Dopo vari approfondimenti, credo che questa preoccupazione sia mal riposta per diversi motivi, tra cui interpretazioni fuorvianti dei dati, approcci datati nella valutazione e la generale opacità del settore, che non rende facile letture prospettiche. Partiamo da un esempio di errata interpretazione: indagando anche sui dati delle riserve, troviamo alcune letture errate che aggiungono stress sul lato dell'offerta, come quella dell'IEA. Infatti, i mercati globali del petrolio sono scivolati in un "deficit strutturale" nell'estate del 2020, causando una riduzione delle scorte di greggio e prodotti raffinati dell'OCSE di 600 milioni di barili nei successivi 2 anni. Per evitare un'impennata dei prezzi, i governi dell'OCSE hanno organizzato un rilascio coordinato di 320 milioni di barili dalle loro riserve strategiche di petrolio. In risposta ai rilasci delle riserve strategiche governative, le scorte commerciali sono aumentate. Dal marzo del 2022, quando sono iniziate le operazioni di rilascio delle riserve strategiche, le scorte commerciali dell'OCSE sono aumentate di quasi 175 milioni di barili. Molti analisti, tra cui l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), non hanno commentato la vera ragione per cui le scorte commerciali sono aumentate - i rilasci delle riserve strategiche. Invece, l'IEA ha implicitamente suggerito che le scorte sono aumentate semplicemente perché l'offerta ha superato la domanda. Tuttavia, se si tiene conto delle liquidazioni delle riserve strategiche, le scorte sono rimaste invariate, suggerendo ancora un mercato equilibrato.

La teoria di Hubbert e le preoccupazioni sul futuro del petrolio

In generale, si osserva un crescente ricorso alle teorie basate sul lavoro di King Hubbert, un geologo della Shell che, negli anni '50, condusse studi pionieristici sull'andamento della produzione petrolifera. Hubbert elaborò un modello predittivo che descriveva l'andamento della produzione dei pozzi petroliferi come una curva a campana, prevedendo con notevole precisione il declino dell'offerta petrolifera americana successivo agli anni '70.

Ad oggi, le preoccupazioni derivano dalla possibilità che lo shale oil (un petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso) segua una dinamica simile a quella dei pozzi tradizionali, dopo che è stato il principale artefice di una vera e propria rivoluzione nell'aumento dell'offerta dopo la crisi del 2008, in un periodo di stagnazione della produzione sia per i paesi OPEC che non OPEC. Questa scoperta degli ultimi dieci anni ha introdotto sui mercati un volume equivalente al doppio della produzione annua dell’Arabia Saudita, sopperendo a tutte le esigenze dei mercati e portando l’Occidente a essere una vera fabbrica di idrocarburi con conseguente prosperità notevole. Il calo dell’ offerta di questa risorsa avrebbe impatti secondo molti rilevanti, rendendo il petrolio sempre più costoso e meno accessibile.

Nonostante sia riscontrabile un andamento molto simile ai pozzi tradizionali, questo non toglie il fatto che esistono molte aree che, per via di vincoli politici, non vengono arbitrariamente sfruttate, sia tradizionalmente, come aree davanti alla California, in Guyana e in Venezuela (che produce praticamente a ⅙ della sua capacità totale) sia per depositi per la fratturazione idraulica come quelli in Argentina, Germania o in Russia. Sicuramente l’esplorazione e l’estrazione richiedono tempo per il loro avviamento ma, come già accaduto in Germania di recente, nei momenti di vera crisi i dettami politici sono i primi a saltare per calmierare bisogni primari.
Oltre a un’offerta artificialmente limitata, che come abbiamo visto in Germania post-chiusura di centrali nucleari sono di facile superamento, si fa affidamento a una definizione di petrolio troppo tradizionale, trascurando le innovazioni sostanziali portate dai grandi player sia dell’estrazione (la Deepwater Horizon, nonostante l’incidente, aveva più sofisticazione dello Space Shuttle) che della raffinazione.

Petrolio, un panorama sempre più complesso

Ascoltando esperti e consultando la review annuale di BP, la bibbia del mercato energetico, ci si accorge che la definizione di ciò che è Oil si è allargata; questo deriva dal fatto che più materiali (come gasolio, jet fuel ecc.), oltre al petrolio tradizionale, concorrono alla formazione di quegli output standard di cui il mondo necessita per operare. Un esempio di questa aggiunta sono gli NGL (Natural Gas Liquids). Attualmente, vengono prodotti quasi 7 milioni di barili al giorno; 10 anni fa erano zero, e dal sankey diagram fornito dalla IEA si evince come oggi siano parte integrante della produzione standard di prodotti petroliferi.

Un'ulteriore riflessione riferita a questo esempio porta ad interrogarsi sul ruolo fondamentale delle raffinerie in questa supply chain, sia a livello produttivo che tecnologico. Questi attori, principali compratori del materiale “grezzo” - non solo strettamente greggio, ma di tutta una serie di input diversi che vengono poi processati e trasformati per la raffinazione del prodotto finito - hanno il compito di trasformare input disomogenei in output standardizzati.

Questo settore, in labile equilibrio, lavora prevalentemente sui margini e capitalizza sugli spread relativi di abbondanza e scarsità di un determinato reagente, a seconda dei livelli di domanda presenti sul mercato. Il livello altissimo dei tecnici delle raffinerie al loro interno consente, sotto i giusti incentivi, di trasformare le catene di idrocarburi in modo che possano essere utilizzate anche con input diversi per produrre lo stesso prodotto finito. Gli NGL sono il perfetto esempio: derivano dalla capitalizzazione del byproduct della lavorazione del gas naturale, materiale presente in notevoli quantità in giro per il mondo. Questa attività non è nuova e viene già utilizzata dai tedeschi nella seconda guerra mondiale per il carburante degli aerei.
Questo significa che, in corrispondenza a incentivi che possono essere anche dei momenti di shortage, le raffinerie sono in grado di processare input diversi. Potrebbero esserci momenti di scompenso, ma verrebbero repentinamente calmierati da queste aziende grazie all’incentivo dato dal prezzo. Questa è una delle ragioni per cui il supply di idrocarburi non diminuirà, ma anzi aumenterà nel tempo. Risulta ora facile comprendere come si tenda a sottostimare la capacità di questa industry di adattarsi e innovarsi.

Un ulteriore aspetto, sicuramente condizionato dalle mie esperienze lavorative, è l’impatto dell’Intelligenza Artificiale nella ricerca ed esplorazione, che potrebbe nel tempo portare un enorme aiuto in questo settore in termini, ad esempio, di precisione degli scavi o, più in generale, una riduzione dei costi associati agli studi geologici.

In conclusione, l'attuale impennata dei più rilevanti indici di riferimento globali nel settore petrolifero è principalmente attribuibile al ruolo del petrolio come indicatore del rischio geopolitico, specialmente nei contesti di conflitto come in Medio Oriente e in Ucraina. Questo fenomeno non riflette necessariamente le dinamiche di domanda e offerta del mercato. Nonostante le fluttuazioni e gli eventuali shock in un mercato delicato come quello del petrolio, con un margine di surplus o deficit massimo del ±2%, è importante considerare che la domanda nel 2024 è proiettata a raggiungere i 1,3 milioni di barili al giorno, con un aumento significativo rispetto al 2019. Questa crescita della domanda è guidata dallo sviluppo economico ad alta intensità energetica che coinvolge un numero senza precedenti di persone. Tuttavia, è importante riconoscere che, nonostante le incertezze a breve termine, nel lungo periodo è probabile che l'abbondanza di risorse petrolifere rimanga una costante, consentendo una continua disponibilità di idrocarburi per il futuro.

L'attuale impennata dei più rilevanti indici di riferimento globali nel settore petrolifero è principalmente attribuibile al ruolo del petrolio come indicatore del rischio geopolitico.

Alessandro Barbieri

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