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Crisi economica e conflitti, in che stato di forma è il mercato dell’acciaio oggi?

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Anni temprati dalle sfide

Se dovessimo definire il 2023 con un aggettivo, useremmo sicuramente la parola tumultuoso. L'anno che va verso la conclusione ha evidenziato, infatti, diverse criticità, nonostante alcuni problemi ereditati dagli anni precedenti si siano attenuati rispetto al picco di emergenza, come l'inflazione e le catene logistiche inceppate. Ma il 2023 è stato ancora l'anno dei conflitti in varie parti del mondo, alcuni vecchi, come quello nell'Est Europa, e purtroppo alcuni più recenti, come quelli scoppiati in Medio Oriente e in Africa. Questi eventi hanno notevolmente contribuito a compromettere i rapporti diplomatici e commerciali tra i paesi, rendendo sempre più complicata la cooperazione internazionale. Queste forti tensioni hanno inevitabilmente avuto degli impatti sull'economia a diversi livelli, dalla difficoltà del circolo libero delle merci all'introduzione di tariffe protezionistiche, fino a prezzi in discesa e a un rallentamento delle principali economie. Tra queste, anche l'industria dell'acciaio, essendo fortemente connessa e uno dei barometri dell'attività economica globale, ha sperimentato significative fluttuazioni nei prezzi e nella domanda. Ad esempio, la carenza di domanda in settori chiave, come l'edilizia e l'automotive, insieme a tensioni diplomatiche, input produttivi alle stelle e l'urgenza di implementazione delle politiche di decarbonizzazione, hanno pesato notevolmente sulla quotazione del metallo.

Alle origini della crisi

Per comprendere alcuni elementi di questa crisi, è utile analizzare il contesto dell'economia cinese, che oggi rappresenta il baricentro dell'industria dell'acciaio, detenendone più del 50% del consumo e della produzione a livello globale. Tuttavia, quella che sta attraversando la Cina è una fase di transizione economica complessa. L'economia cinese, infatti, non ha ancora di fatto sperimentato quella "grande riapertura" prevista dopo la cessazione delle misure ultra-restrittive legate al COVID-19, note come "zero covid policy".
Ma non solo, le politiche volte a limitare l'indebitamento, iniziate nel 2015 e inasprite nel 2020, hanno influenzato negativamente e non poco la sua economia, mettendo molte imprese, in particolare nei settori immobiliare e tecnologico, in forte difficoltà e portando di conseguenza a una battuta di arresto per la loro espansione. Questi elementi hanno avuto un forte impatto sull'economia, visibile su scala globale. Un esempio chiaro di quanto appena detto è il caso legato alla crisi di Evergrande, uno dei più grandi sviluppatori immobiliari in Cina, la cui drastica situazione debitoria ha innescato un effetto domino su altre imprese e settori, sia a livello domestico, sia internazionale. Per la Cina, il mercato immobiliare è stato negli anni il volano che le ha permesso di crescere a ritmi molto sostenuti e dunque una frenata espansionistica di questo settore ha provocato un rallentamento sostanziale dell'attività economica, generando un clima di sfiducia e incertezza sia per il consumo (si registrano sempre meno acquisti di case, il settore fornisce quasi il 20% dell'occupazione urbana) che dal lato imprenditoriale (pochi nuovi progetti e poca richiesta di materie prime). Tutto questo ha creato un naturale effetto domino, poiché l'industria siderurgica è strettamente legata all'edilizia e all'industria delle costruzioni, rappresentando una fonte cruciale di impiego e crescita. Basti pensare che un calo dell'attività del 15%-20% nel settore immobiliare avrebbe un impatto sul PIL del 5%-10%, e considerando che la Cina rappresenta circa il 55% della domanda globale di acciaio e lo sviluppo immobiliare ne consuma quasi il 40%, si può benissimo comprendere come la crisi di questo settore sia stata di ostacolo per il metallo a livello globale. Inoltre, ad oggi si presenta un'ulteriore difficoltà per le politiche cinesi, infatti, nel breve termine dovranno decidere se sottostare o meno alle regole stringenti di decarbonizzazione o se rimanere coerenti con gli obiettivi di crescita dichiarati. Se ci spostiamo in Europa, invece, capiamo come l'aumento vertiginoso dei prezzi dell'energia, dovuto in questo caso dal conflitto in Ucraina, le politiche monetarie restrittive, nonché il continuo affievolimento dell'attività economica, anche in questo caso di alcuni settori come quello immobiliare, abbiano creato un contesto molto ostico per il settore siderurgico che, ancora più di quello cinese, sembra in una vera e propria fase di stallo. Per ultimo, guardiamo al settore dell'acciaio degli Stati Uniti che, nonostante un andamento economico generalmente positivo, ha dovuto affrontare sfide legate a controversie sindacali e concorrenza internazionale.

Il mercato dell’acciaio nel mondo, cosa ci aspetta nell’immediato futuro?

Come abbiamo visto, quello che si respira oggi è un clima caratterizzato dall’incertezza, e ogni stato sta cercando di rispondere in maniera differente. La Cina, ad esempio, sta procedendo con diversi stimoli, sia di tipo infrastrutturale che fiscale, che dovrebbero, con un certo grado di latenza, supportare il settore. Allo stesso modo, in Europa, il Next Generation EU e la sospensione del patto di stabilità cercheranno di sostenere il tessuto economico europeo attraverso l’aumento di progetti infrastrutturali. Le previsioni per il futuro indicano una crescita positiva della domanda di acciaio, ma il settore deve affrontare sfide significative legate alla competitività e agli obiettivi di decarbonizzazione. In sintesi, il 2023 è stato un anno di sfide significative per l'industria dell'acciaio e l'attività economica globale. La situazione rimane complessa, ma le prospettive di crescita positiva della domanda di acciaio dipenderanno dalla ripresa economica e dall'attenuazione delle tensioni globali.

La Cina rappresenta circa il 55% della domanda globale di acciaio e il mercato dello sviluppo immobiliare cinese, fortemente in crisi, ne consuma quasi il 40%

Alessandro Barbieri

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